La ragnatela transmediale

Nodi avviluppati di tempi e luoghi

L’Emilia Romagna Festival è un festival musicale declinato in tanti luoghi, in cui s’intrecciano dialoghi sorprendenti, che travalicano le generazioni, gli spazi e i linguaggi. La musica, protagonista indiscussa delle arti portate in scena dal festival, risulta particolarmente adatta a questo scambio, proprio per la sua natura flessibile e astratta. Nonostante le serate dedicate alla produzione di musica pura, slegata da ogni connotazione volutamente descrittiva, i concerti in programma si mostrano al tempo stesso estremamente disponibili ad affiancare la produzione musicale alle altre arti, dimostrando una sensibilità peculiare alla transmedialità.

Nonostante la difficoltà ampiamente discussa che non solo i Festival hanno di presentare al pubblico sonorità diverse dalla tradizione, anche in questa edizione l’ERF dimostra grande attenzione verso la produzione musicale dell’ultimo secolo, ponendo parte del suo interesse anche ai compositori viventi e tutt’oggi in attività. Oltre all’omaggio ad Astor Piazzolla nel centenario della nascita e le musiche di Nino Rota ed Ennio Morricone, in cartellone compaiono anche Michael Nyman e Nicola Piovani, due generazioni in contatto col mondo del cinema, spesso quello di confine e più ricercato. Il rapporto tra immagine in movimento e musica trova certamente uno spazio privilegiato di incontro nei vari appuntamenti del Festival, tanto da segnarne l’inaugurazione il 25 Giugno con “La musica è pericolosa” di Piovani.

Piovani ha imparato velocemente il significato di una musica fortemente narrativa, collaborando con registi come Marco Bellocchio oppure con gli esigenti fratelli Taviani. Tra gli anni ’70 e ’80 la musica di Piovani abbandonerà la centralità dell’intreccio orchestrale per premiare l’uso di certi timbri puri che richiamano suoni quotidiani, tradizionali in un certo senso, e il loro connubio con le riprese si fondono a tal punto da non sapere dove queste trovano separazione se non nel nastro magnetico. Durante il concerto sono stati presentati anche inediti e alcune composizioni pensate per il teatro, altro luogo spesso abitato dalla musica classica, in cui è ancora più difficile il connubio tra queste due arti, perché l’azione è reale e mai perfettamente tagliata dal montatore, e quindi la musica necessita di trovare un complesso equilibrio tra narrazione ed estemporaneità. Il risultato sono spesso brani minimali, connotati da pochi elementi sonori ma molto preminenti, in cui la melodia passa in secondo piano per lasciar spazio a una precisa emozione, estesa finché necessario.

Alcune colonne sonore per film sono oggi considerate alla stregua dei grandi classici della musica, e infatti il 3 agosto l’orchestra Toscanini Next, diretta da Roger Catino e impreziosita dalla voce di Kenzia Pentil, proporrà un programma interamente dedicato al repertorio classico nel cinema. Invece il 21 Giugno ad Imola il Duo Psiche ha provocato il suo pubblico facendo dialogare Donizetti, Gluck e Debussy con le opere di Mamoru Fujisawa (conosciuto al grande pubblico col nome d’arte di Joe Hisaishi), autore delle colonne sonore per i film d’animazione giapponesi dello Studio Ghibli. In questo senso la transmedialità è anche un linguaggio che può attirare un pubblico più variegato, a volte giovane e già predisposto ad apprezzare certe sonorità, senza magari conoscerne le origini storiche. La musica si configura anche come uno sfondo sonoro interattivo per momenti teatrali, con la partecipazione di Elena Bucci e Ivano Marescotti, che celebrano l’antico legame tra la scena teatrale e la produzione musicale. Le composizioni diventano, così, parte della rappresentazione visiva, suggestive, emozionali, descrittive, enfatiche e coinvolgenti.

Nell’anno dantesco, che ricorda i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, non si poteva dimenticare la bellezza e l’importanza culturale della Divina Commedia, pietra miliare dell’italianità, che sarà protagonista di tre serate (14/07 a Fusignano; 21/07 a Cotignola; 29/07 ad Alfonsine), entrando in comunicazione con la lettura e l’interpretazione teatrale, nonché con la musica colta ottocentesca direttamente ispirata alla produzione dantesca. Compare anche un breve accenno al teatro musicale, attraverso la ripresa delle melodie settecentesche dell’opera Orfeo ed Euridice di Gluck e del Singspiel mozartiano Die Zauberflöte, oltre al medley del musical West Side Story di Leonard Bernstein presentato dal trio Recondite Armonie in una serata dedicata interamente al passaggio dal teatro al cinema (02/08 a Tossignano).

In questo dialogo tra musica e arti sorelle, però, si nota senz’altro una prevalenza dell’unione tra elemento uditivo e visivo all’interno di teatro, opera e cinema. In un contesto in cui, però, la musica è ormai fruibile in tantissime altre forme non sarebbe possibile aprire i propri orizzonti verso queste realtà? Perché non cercare di diffondere le composizioni di autori che riscuotono particolare successo nell’ambito pubblicitario come Vanraj Bhatia, oppure le opere d’arte musicali che si pongono come obiettivo l’esplorazione di una musica affidata a mezzi non convenzionali quale per esempio il disco “Years” di Bartholomäus Traubeck, o le colonne sonore di videogiochi che portano spesso grandi firme come quella del già menzionato Mamoru Fujisawa per i giochi della serie Ni no kuni oppure Nobuo Uematsu per quella di Final Fantasy? Sono questi mercati fiorenti che in mancanza di altri palchi, diciamo più tradizionali, fungono da nuovi luoghi di sperimentazione transmediale per i compositori contemporanei.

A fronte di un programma eterogeneo, apprezzabile e godibile da parte di un vasto e diversificato pubblico, non resta che sperare che il prossimo anno l’ERF accolga in modo ancora più aperto le diversità dei molti stili musicali e artistici, programmando un’offerta musicale ancora più articolata e propositiva verso forme di dialogo artistico e culturale sempre nuove e originali.

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