INTERVISTA A MATTEOTTI
Ti sei sentito solo nel combattere il fascismo?
Non mi sono mai sentito completamente solo, anche se la lotta contro il
fascismo era ardua e rischiosa. Sapevo che la mia battaglia per la libertà
e la giustizia era condivisa da molti, anche se spesso in silenzio. La
paura del regime e la repressione avevano spinto molte persone a
restare in ombra. Tuttavia, la mia convinzione che fosse giusto opporsi
alla violenza fascista mi dava forza.
Ho sempre sperato di diventare un esempio e ispirare le generazioni
future.
Avresti mai pensato che il tuo discorso avrebbe fatto la
storia?
No, non pensavo che il mio discorso sarebbe diventato un momento
storico di così tanta importanza. Infatti la mia intenzione era soltanto
quella di denunciare la violenza e l’abuso di potere del fascismo,
credendo che fosse il più grande contributo che potevo dare al mio
paese. La storia ha dato un peso maggiore a quelle parole, ma per me
era semplicemente un atto di resistenza.
Quale reazione pensi avrebbe avuto la folla dopo la tua
morte?
La mia morte avrebbe suscitato profondo dolore e indignazione del
popolo italiano anche se, a causa della paura trasmessa dal fascismo,
piaga del nostro paese, la gente sarebbe stata lo stesso indifferente.
Ho fiducia nei miei compagni fedeli che non mi hanno mai lasciato solo e
penso che dopo la mia morte sarebbero iniziate proteste, manifestazioni
e scioperi anche se il fascismo di Mussolini avrebbe respinto tutto
tramite violenza e i miei compagni sarebbero stati fucilati dopo essere
stati torturati.
Finché tutti noi chiudiamo gli occhi e ci tappiamo le orecchie Benito
Mussolini sarà inarrestabile e nessuno avrà scampo, io non ho paura di
un uomo che legge un dizionario al contrario, ho paura che il popolo mi
ignori.
Avevi paura di quello che sarebbe successo a tua moglie
dopo la tua morte? Come erirapportato con lei?
Sì, avevo paura per mia moglie, Velia, e per i miei figli. Non potevo fare
a meno di pensare a ciò che avrebbero affrontato dopo la mia morte,
soprattutto perché sapevo che il regime fascista non avrebbe mostrato
pietà. Tuttavia, Velia è sempre stata al mio fianco, condividendo la mia
passione per la giustizia e per la difesa della democrazia. Il nostro
rapporto era di grande complicità, basato su amore profondo e fiducia
reciproca. Lei conosceva i rischi a cui andavo incontro, ma mi ha sempre
supportato. Nonostante la paura, ho sempre cercato di fare il mio
dovere, consapevole che la libertà e la dignità avevano un valore più
grande di ogni pericolo.
Come definiresti il fascismo come forma di violenza? E oggi
esiste ancora? Se sì, in che modo si è evoluto?
Il fascismo è una forma di violenza politica che si esprime tramite
l’autoritarismo, la repressione delle libertà individuali e la persecuzione
delle opposizioni. È caratterizzato dalla centralizzazione del potere, dal
militarismo e da ideologie xenofobe e nazionaliste. La violenza fascista
non è solo fisica, ma anche psicologica e ideologica, mirata a creare
divisione e odio sociale. Oggi, pur non esistendo più come movimento
politico dominante, il fascismo sopravvive in forme di estremismo di
destra, gruppi neofascisti e movimenti autoritari. Questi si manifestano
attraverso la propaganda digitale, la manipolazione delle opinioni
pubbliche e la discriminazione delle minoranze. Il fascismo odierno si è
evoluto in pratiche più sottili e meno evidenti, ma continua a minacciare
le democrazie con la sua ideologia divisiva.