Suoni dissonanti e pantaloni rock. Su “To Speak Light Pours Out” di Kate McIntosh

I pantaloni di Kate McIntosh sono trash. Su di lei però sono da rockstar. Quando inizia a parlare sembra un orco: durante la performance To Speak Light Pours Out (visto ieri sera, giovedì primo luglio, a Dro) continua infatti a cambiare a voce, prima appunto da orco, poi da dittatore, poi da fata.

È fenomenale come una persona sola possa trasformarsi in così tanti personaggi diversi. Lo spettacolo presentava diverse forme di rappresentazione; in parte concerto poi conferenza e infine assolo di batteria. Gli spettatori, immersi nell’ascolto, sono stati rapiti dai suoni.

Ma i vari suoni che sono giunti alle loro orecchie sono dissonanti, si disturbano a vicenda. Il trucco può essere quello di concentrarsi su un solo suono, ma il rischio dietro l’angolo è quello di non sentire del tutto gli altri.

La mia è stata un’esperienza di ascolto molto intensa, ho chiuso gli occhi e ho staccato completamente dalla realtà, ascoltando, ma di fatti sentendo, solo ed esclusivamente i suoni e rumori provenienti dal palco.

Ero concentrata, non rilassata; tutti i muscoli del mio orecchio erano in tensione, attenti e sensibili a ciascuno dei suoni emessi dalle cantanti e musiciste. Come ripete più volte l’artista durante la performance: «L’ascolto è uno stato di tensione».

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