Avere occhi dappertutto. Spaesamento e domande per chi accarezza contropelo i pensieri

L’uomo che accarezzava i pensieri contropelo non ha né inizio né fine e non ho capito perché. Mi sono sentita spaesata nel provare a mettermi in relazione con quest’opera. Ma ho riconosciuto alcune sensazioni anche grazie al fatto che ho praticato danza per 9 anni:  sono riuscita a percepire lo sforzo che c’è stato fra i 5 performer per sentirsi gruppo, perché davvero so che quando si è in scena bisogna avere occhi dappertutto, c’è una responsabilità da parte di ciascuno nei confronti degli altri. Se manca questa responsabilità e questo impegno, lo spettacolo non riesce. I loro gesti erano confusi ma non la struttura generale, nel senso che tutti sapevano quello che dovevano fare rispetto all’architettura della performance. A me piace capire tutto e avere una spiegazione per tutto: in scena, per me, c’è ciò che c’è, c’è quello che vedo. Quello che sono riuscita a “vedere” nello spettacolo curato da Eva Geatti è stata la possibilità dell’incontro tra 5 persone, la sfida, il desiderio di mettersi in cordata, la capacità di mettersi in gioco e di giocare insieme.

(disegno di copertina di Beatrice Manghi)

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