L’inverosimile in scena. Eva Geatti ci porta sul Monte Analogo

Osservando L’uomo che accarezzava i pensieri contropelo sono rimasta subito colpita dall’energia dei performer. Un’energia che trova compimento alla fine dello spettacolo quando compare sulla scena una grande corda che gli artisti cominciano a tendere e allacciare intrecciandola, immersi in quello che sembra un gioco. Tuttavia prima di giungere alla corda, che sembrerebbe rappresentare la fine di una scalata (l’opera è ispirata al primo capitolo del romanzo Il Monte Analogo), gli attori variano continuamente gli schemi della performance (ballando in coppia, in gruppo, da soli, saltando o strisciando…). Anche gli stati d’animo dei loro movimenti mutano coprendosi dapprima di fatica per arrivare alla disperazione espressa non solo dai movimenti del corpo ma anche da lamenti.

È infatti uno spettacolo di movimento, musica e suoni vocali, non di parole. Sarebbe stato diverso se gli attori avessero parlato? Forse no. Ciò è confermato anche dalle parole della regista Eva Geatti che, durante una nostra intervista, ha dichiarato che non era sua intenzione trasmettere allo spettatore qualcosa di preciso, ma di rappresentare qualcosa di non rappresentabile, una “delicatissima materia spirituale”.

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Beatrice Ghione

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